editoriale

RadicalStuff — Saga rossazzurra in 16 barre

di NeverStones

sabato 6 dicembre 2025, 10:52

C’è un posto a Catania dove l’aria sa di stadio e vicoli, di facce amiche e risate lunghe. È lì che nasce RadicalStuff: tra sciarpe rossazzurre e ritornelli che non ti escono più dalla testa.

Per anni ci siamo specchiati in uno stemma che parlava piano. Bello, affezionato, ma… non raccontava quel battito che sale quando ti avvicini ai cancelli. Non diceva la nostra risata goliardica, la bravata tra amici, la fame di punti all’ultimo respiro.

Abbiamo fatto una cosa semplice: abbiamo dato voce alla curva.

Dal rumore dei tamburi e dal coro della città è venuto fuori il nuovo simbolo:
un elefante col cappellino storto, il microfono in mano e un disco che brilla sul petto. Non per fare scena: per chiamare l’ingresso.
È il nostro idolo, la nostra mascotte: guarda avanti, tiene il tempo, accende la partita.

Il rossazzurro qui non è una tinta, è appartenenza.
Le strisce sono una sciarpa tesa tra due pali; il bordo scuro è ferro da trasferta.
Sotto, il nome RadicalStuff non sussurra: entra in campo.
Spigoloso, diretto, amico di chi sta in piedi novanta minuti e ci mette la voce.

Non servivano effetti, non servivano cornici.
Serviva un segno che dicesse: siamo di Catania e lo diciamo forte.
Che anche a chilometri da casa, appena lo vedi pensi a piazza Spedini, a un urlo in gradinata, agli abbracci dopo un gol sporco ma giusto.

L’elefante non è un gigante: è testa dura e cuore largo.
Non schiaccia: resiste.
Stringe il microfono come stringiamo un risultato: con i denti, con gli amici, col sorriso.
È la canzone che parte sottovoce e diventa coro, il gioco semplice che diventa leggenda a tavola, la goliardia che mette tutti in riga quando c’è da portare a casa il +3.

Il nuovo crest non cambia chi siamo: lo canta meglio.
È il nostro grido sul petto, la complicità negli occhi, la spallata allegra al destino quando sembra storto.
Una promessa chiara: ci siamo, ci divertiamo, e la giochiamo fino in fondo.

RadicalStuff non è solo una squadra. È una compagnia. È una canzone.
Ogni volta che indossiamo quel simbolo diciamo la stessa cosa:
rossazzurri nel cuore, amici al fianco, e la voce pronta a far esplodere la domenica.